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mercoledì 14 luglio 2010

L'abbigliamento femminile nel XIII sec.

La tunica, diversamente da quella per gli uomini, rimase lunga sino alla cavilgia ma, per il resto, subì le stesse modifiche. All'inizio del secolo gli ampi polsini vennero sostituiti da altri aderenti, mentre le maniche voluminose uscivano da grandi aperture. Spesso la gonna era leggermente più lunga dietro, a formare così un breve strascico. A volte la tunica veniva chiusa al collo da un fermaglio circolare e stretta in vita da una ricca cintura. In seguito le mniche divennero aderenti dalla spalla al polso e la cintura fu sostituita da una lunga fascia annodata. Verso la metà del secolo la fascia si fece più aderente per essere completata dalla versione femminile della ciclade. Questa era una veste lunga, senza maniche, da indossare direttamente sulla tunica, aperta dall'ascella al fianco e provvista di lacci in modo da poter raccogliere il tessuto sul dorso.
E' evidente che l'abbigliamento femminile del XIII secolo fu ricco e costoso come quello maschile.

L'abbigliamento maschile nel XIII sec.

Gli uomini continuarono ad indossare camicia e brache che, pur essendo molto più corte, seguono il modello dei secoli precedenti. La tunica, oggi nota come cotta, subì diverse evoluzioni. Sono scomparsi gli esagerati, enormi polsini, l'ampiezza delle maniche ha cambiato posizione. Tagliata e modellata con grande generosità alle ascelle, la manica si assottiglia in un polsino aderente. Scomparso anche il corpetto allacciato. Il vestito era più ricco, stretto in vita da una cintura. In genere la parte inferiore era tagliata dal cavallo all'orlo che cadeva parecchi centimetri sotto il ginocchio. Vent'anni dopo scompaiono le enormi aperture per le braccia e la cotta si presenta con maniche aderenti, più convenzionali.
Verso la metà del XIII sec. fece la sua comparsa una tunica completamente diversa, la ciclade, da indossare sopra una cotta simile a quella già descritta.

Accessori Greci...in particolare...calzature

In casa i Greci stavano scalzi, senza distinzione di classe.
Il tipo principale di calzatura per i due sessi era il sandalo, confezionato in fogge diverse. Quella più semplice aveva la suola di cuoio rigido con un listello che passava tra alluce e secondo dito, attaccato ad una fascetta che cingeva la caviglia. Parecchi modelli erano più complicati, alcuni forniti di strisce di cuoio bulinato. Altri avevano un'allacciatura incrociata che saliva sino alla caviglia e che doveva essere puramente decorativa, in quanto non aveva alcune funzione di sostegno o di protezione.

Il Novecento....parte II


Il consumismo
Associata a questa grande diffusione del vestiario il Novecento vede la nascita del fenomeno del consumismo, e l'abbigliamento è sicuramente uno dei primi campi in cui si viene a manifestare questa tendenza. L'acquisto del bene materiale, in questo caso di un vestito, assume una importanza essenziale nella vita di molti individui, tanto più che i prezzi dei capi d'abbigliamento sono molto più accessibili di altri status symbol (automobili, case). La corsa all'acquisto di un bene materiale non per necessità, ma per seguire la sfrenata velocità con cui cambia la moda è pratica diffusa nella stragrande maggioranza della popolazione degli stati più ricchi del mondo. Il fenomeno consumistico trova nell'abbigliamento il suo culmine, perlomeno nel XX secolo, prima della diffusione delle nuove tecnologie (televisioni, console, cellulari, computers e altri accessori), avvenuta solo negli ultimi due decenni del secolo. Il vestiario è una delle voci primarie di spesa (escludendo quelle dei beni di prima necessità) di moltissime famiglie occidentali, soprattutto tra i giovani. Le grandi case di moda si adattano al fenomeno estendendo la loro produzione a capi meno esclusivi, anche se di costo al di sopra della media, che diventano capi "di tendenza".
In Italia
Fenomeni di impoverimento etnografico, collegati alle mutate condizioni socio-economiche e all'affermazione di nuovi modelli culturali nell'Italia del '900 hanno fatto sì che l'uso corrente dell'abito tradizionale si affievolisse quasi a scomparire. Rimane ancora viva, in alcune comunità italiane, la consuetudine di vestire il costume tradizionale, indumento che si indossa in particolari occasioni, per affermare la propria identità culturale. Al giorno d'oggi la moda, attraverso le creazioni e le realizzazioni degli stilisti, condiziona e determina la maniera del vestire.

Il Novecento...parte I

L'abbigliamento conobbe, nel XX secolo, una evoluzione lunghissima, ed una espansione produttiva e tecnologica senza pari. I due conflitti mondiali, ed i relativi dopoguerra, portano la crisi economica in molte nazioni: i materiali pregiati diventando appannaggio di pochissimi, mentre si diffondono quelli di recupero (lana riciclata, sughero per le scarpe). In seguito però si ha un sempre maggiore sviluppo dell'industria del vestiario, che introduce, oltre ad una grandissima scelta di nuovi prodotti (busti, tailleur, gonne, jeans, tute da sport tanto per citarne alcuni) anche la scelta di nuovi materiali (come le fibre sintetiche, meno costose e adattabili a situazioni diverse).
Le grandi innovazioni
Mentre fino all'Ottocento solo le famiglie più ricche potevano permettersi un guardaroba, che comunque era in media ristretto a tre-quattro capi ciascuno, nel secolo successivo si ha un cambiamento totale. L'industria dell'abbigliamento produce capi per le più disparate situazioni: sport (abbigliamento tecnico come tute da sci, da jogging, completi calcistici), altà società (pellicce), lavoro (camici, tute da lavoro), relax e vita quotidiana (pigiami)...
Le grandi case di moda
La vendita di prodotti di abbigliamento con precisa destinazione per le classi privilegiate si realizza nella nascita, in Francia ed Italia, delle case di moda: il fenomeno si allarga sempre di più man mano che le fasce più ricche della popolazione si rendono disponibili a spendere cifre altissime per un capo "firmato". Nascono così i fenomeni dei grandi stilisti, per lo più nelle città di Milano, Firenze e Roma, i cui capi sono contesi a cifre altissime durante le sfilate di moda, veri e propri eventi mediatici che riscuotono anche l'attenzione degli strati medi della società.
La diffusione mondiale
Il capo alla moda assume quindi importanza non solo come espressione di prestigio di pochi privilegiati, ma anche come elemento di appartenenza ad una determinata classe sociale, ad un determinato gruppo, ad una certa fascia di età. Benché la maggior parte della popolazione mondiale non si possa permettere l'acquisto di capi non strettamente necessari (ed una grossa fetta abbia difficoltà, o impossibilità, anche in questo) il costo medio di un capo di abbigliamento cala di molto, e la richiesta aumenta sempre di più, permettendo ad una quantità sempre maggiore di persone di vestirsi con comodità e di poter spendere in abbigliamento.